Le nostre Tradizioni


La PASQUARELLA
Pasquarella 2019.1

Pasquarella 2019.2

Focolare

A cura della Pro Loco di Tufo di Carsoli, rivive a Tufo l’antica tradizione della Pasquarella.

La vigilia della festa dell’Epifania all’imbrunire un’allegra compagnia va di casa in casa e accompagna ” U Vecchione “, un’anziana persona del paese che indossa vecchi abiti da contadino (un cappellaccio in testa un mantello nero sulle spalle, in una mano porta il bastone per sorreggersi e nell’altra suona un campanaccio per annunciare il suo arrivo e quello della compagnia al seguito).

Davanti ogni casa ” U Vecchione” suona il campanaccio per farsi aprire.

Quando il padrone di casa apre la porta, “U Vecchione” lo saluta con l’antica formula ” Buonasera e Buona Pasqua “, dopodichè entra in casa e si dirige verso il focolare e benedice il fuoco.

focolare

A questo punta entra in casa il resto della compagnia che intonerà le vecchie filastrocche e canzoni popolari tramandate dai vecchi del paese “Addemà è Paquarella che da nu è tanto aggramata co lo caciu e la frittata co salame e mortadella, co salame e mortadella Viva Viva la Pasquarella…….” .

Terminata la rappresentazione, c’è la tradizionale offerta di doni che ogni famiglia mette nel suo cesto: questi potranno consistere in salsicce, uova, o anche un’offerta in denaro.

Dopo aver raccolto i doni, la compagnia saluta e fa gli auguri e se ne và per dirigersi verso la casa successiva.

Questo è il testo della canzone che la compagnia di cantori e suonatori, con a capo “U’ Vecchione” canta andando di casa in casa.

Viva viva la Pasquarella che da noi è tanto aggramata,

co sarsiccia e frittata co salame e mortadella,

co salame e mortadelle viva viva la Pasquarella

Si fa tardi e si fa notte sono le strade come le grotti,

e dal cielo non si vede una stella,

viva viva la Pasquarella

Se la brina cala a terra gliù stumento se ce arrovina,

e ce fa fa la tremarella

Viva viva la Pasquarella

Addemà e Pasqua Santa e sarà cognuno canta,

e appresso alla vecchiozza ci ve pure la Madre Santa,

appresso alla madre Santa il Bambino Gesù con il bue e l’asinello che scaldò il Salvator

Sopra alle braccia un bel bimbo in fascia ,

chi sia o chi non sia è il figlio di Maria,

se ce volete fa sa cortesia non ce fate più aspettà,

che ce so gli atri compagni che ce vonno trapassà

Buona sera e Buona Pasqua Befania
canestri 1

I Canestri

Sono una vecchia tradizione, che contrariamente ad altre, ancora oggi vienen mantenuta viva dalla popolazione di Tufo. In occasione dei matrimoni era usata effettuare il cosiddetto “invito a Canestro”, invito al matrimonio di una intera famiglia, che solitamente era riservato ai parenti più stretti di primo grado. Il Canestro per il suo contenuto in passato aiutava le famiglie degli sposi a far fronte sia al pranzo nunziale, che si preparava in casa, sia ai vari pranzi che si tenevano nei giorni seguenti le nozza. In questa occasione, i grandi cesti di vimini che venivano utilizzati in passato quasi quotidianamente nell’ora di vita contadina, si vestivano a festa, la loro preparazione iniziava con la costruzione di due archi di legno incrociati sulla sommità del canestro, questi venivano poi rivestiti ed ornati con carta e nestri colorati, a completare l’addobbo contribuivano fiori e fruta. All’interno del “Canestro” venivano posto: tre grandi pagnotte di pane, alternati al pane venivano messi tre grandi mazzi di spaghetti messi a mo’ di ventaglio (in passato si trovava una tipologia di pasta assai più lunga rispetto ad oggi). Si proseguiva nel riempire il Canestro con caffè, zucchero, uova, non poteva mancare la tradizionale pizza dolce battuta che per l’occasione veniva confezionata anche a più piani e guarnita con ricami di zucchero e confetti colorati. Oltre a quanto sopra elencato si proseguiva a riempire il canestro con fiaschi di vino, bottiglie di liquore e quant’altro si volesse mettere, ma il tutto doveva essere in numero dispari, solitamente tre. La preparazione del Canestro ieri come oggi avviene segretamente, e la sua uscita in strada è sempre una sorpresa, è quasi una gara a chi lo fa più bello e più ricco. In passato il contenuto del Canestro più era ricco, più dimostrava la possibilità economica della famiglia che lo donava . Ma non dimentichiamo il pezzo forte del Canestro, la carne, che nella maggior parte dei casi, era il cosiddetto “Cossotto” altro non era che l’intero coscio di un agnello, in alcuni casi l’agnello poteva essere anche intero, raramente si utilizzava carne diversa, ma essa qualunque fosse aveva il posto d’onore e veniva messa sulla sommità degli archi in bella vista, anche le uova (di solita 30) venivano rivestite con carta colorata e messe a mo di festone tra gli archi per completare l’addobbo. I Canestri sono confezionati, venivano portati in corteo presso le famiglie della sposa o dello sposo la mattina del giovedì chre precedeva le nozze, il Canestro andava rigorosamente portato in testa da una donna appositamente chiamata a tale scopo, alla quale era usanza donare o un grosso fazzoletto da portare sulle spalle o un grembiule, entrambi in passato venivano usati quotidianamente delle donne e faceva parte dell’abito tradizionale. I Canestri, accompagnati dalle famiglie che lo donavano e dal suo del tradizionale organetto, giungevano dalla varie zone del paese, e si univano a formarne un unico corteo in prossimità della casa dove erano destinati. In passato sia l’ordine del corteo, che quello di entrata in casa dei Canestri, aveva delle regole ben precise, oggi giorno non più seguit, il primo Canestro ad aprire il corteo era quello dello zio maggiore paterno, dello sposo o della sposa, seguivano gli altri rispettando anzianità e grado di parentela. Era fatto obbligo ai genitori degli sposi che ricevevano il Canestro, trascorsi gli otto giorni del matrimonio e con la partecipazione degli sposi, offrire il cosdetto pranzo dei Canestri, pranzo riservato alle famiglie che avevano portato il Canestro. Oltre al tradizionale Canestro sino ad ora descritto ed in dialetto chiamato “Canestro infioccato” esiste un altro tipo di canestro che viene chiamato “Canestro accappato” (coperto), che ha lo stesso contenuto descritto in precedenza, ma veniva portato coperto con una tovaglia e bordato da una fascia nera. Questo giungeva a casa della famiglia a cui era destinato in modo quasi furtivo, senza musica e senza corteo, il Canestro accappato veniva portato nel caso in cui la famiglia alla quale era destinato, fosse in lutto (questo canestro potrete vederlo a chiusura del corteo) Al giorno d’oggi il Canestro non ha più la finalità di un tempo, e può anche variare nel suo contenuto, ma cosa importante è che si continui a fare, in modo che questa antica tradizione abbia continuità e non vada persa come accaduto per moltre altre.

 

La Pro Loco propone, in occasione di Tufo in Fiore,

edizione del 3 Luglio 2011, un evento della tradizione:

“Le Some: l’arrivo del corredo che la Sposa portava in dote”

come ricordare momento della ns. storia e,

partecipare alla rievocazione di una tradizione                     

ormai non più in uso.

Trasporto di una parte della dote

Trasporto di una parte della dote

Quando la giovane giungeva da un paese vicino, gli amici dello Sposo si recavano a casa della futura Sposa per caricare i bauli che contenevano il corredo, sui cavalli e portarlo a Tufo dove, all’arrivo, veniva accolto dai paesani in modo festoso e dal lancio di confetti.

I cavalli impegnati per il trasporto erano due: sul primo, di solito di manto bianco, veniva caricato il materasso ed i quattro cuscini; sul secondo venivano fissate le casse con la biancheria. Il cavallo destinato al trasporto del materasso, aveva al collo un ciambellone legato con asciugamano, che al termine del corteo, spettavano di diritto al proprietario del cavallo.

Nel caso in cui entrambe gli Sposi fossero di Tufo, le Some venivano trasportate in modo diverso, La tradizione voleva che le ragazze nubili del paese, ognuna con un capiente canestro, si recassero a casa della Sposa, dove si provvedeva a spostare il corredo, dai bauli ai canestri. La biancheria esposta in bella vista veniva trasportata dalle ragazze a casa dello Sposo dove la coppia, come d’uso, sarebbe andata ad abitare.

Il lungo corteo era aperto dal canestro con i cuscini e, a seguire venivano quelli con il resto della biancheria. Era compito dei ragazzi portare a spalle il materasso e le casse vuote che, giunte a destinazione avrebbero custodito nuovamente il corredo. Ad accogliere le Some, i giovani avrebbero trovato la suocera della Sposa.

La tradizione vuole che, né la Sposa né i suoi genitori accompagnassero il corredo, ma solo sua sorella o, in sua assenza una cugina.

pasquarella 2019